San Marco Evangelista

San Marco Evangelista

Autore: Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX
Titolo: San Marco Evangelista
Comune: TORRICELLA (TA)
Luogo: Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco
Diocesi: Taranto
Datazione: ultimi decenni del XIX sec?
Restauri: 2023, Marco Epicochi
Caratteristiche: cartapesta e terracotta policrome
Iscrizioni: «Poenitemini, et / Credite Evangelio Marc. I-15» (sul Vangelo)

Notizie storico-artistiche

Già nel 1577, quando l’arcivescovo di Taranto monsignor Lelio Brancaccio (1537-99) si recò in visita pastorale a Torricella – a quel tempo un casale di appena 313 anime da comunione, prevalentemente dedite all’agricoltura – trovò la chiesa parrocchiale intitolata a San Marco, verso cui il popolo del piccolo borgo da sempre nutriva particolare devozione tanto da avergli dedicato il culto patronale il 25 aprile, dies natalis del santo. Un popolo che, fondandosi sul lavoro dei campi, non possedeva grandi fortune e beni, tant’è che la supplica rivolta all’arcivescovo da parte dell’«Università et homini del Casale di Turicella» di assegnare al centro un sacerdote stabile, si scontrò col fatto che la stessa parrocchiale non aveva rendite proprie e viveva delle elemosine dei fedeli; quest’ultime peraltro particolarmente scarse, se don Ferrante Marinoscio, il prete che dalla vicina Monacizzo vi si recava ogni domenica a celebrare messa, dichiarò nella stessa circostanza di aver raccolto in diciassette mesi appena nove ducati.
Proprio questo legame ‘esistenziale’ con la terra e la conseguente vita fatta di fatiche, stenti e miseria, possono essere stati, se non l’origine, la principale causa dell’intensificarsi del culto a Torricella verso il santo Evangelista. Nelle terre limitrofe e in tutto il versante ionico la devozione verso San Marco è ampiamente attestata e ancora assai radicata, trovando giustificazione tanto nella massiccia presenza in zona, fino almeno al XIII secolo, dei monaci basiliani che vi impiantarono il santorale bizantino, tanto nella capillare diffusione in questa area della cosiddetta Legenda Petrina, secondo la quale San Marco (20 d.C. ca.-seconda metà del I sec. d.C.) attorno al 60 d.C., mentre si recava a Roma con San Pietro, di cui era il discepolo preferito, sbarcò col suo ‘maestro’ nella bassa Puglia in un piccolo borgo di pescatori, poi battezzato San Pietro in Bevagna, convertendo folle di pagani e fondando addirittura la sede episcopale tarantina. Col passare del tempo però la devozione verso l’Evangelista divenne anche altro, legandosi ai bisogni contingenti della quotidianità del popolo contadino; cosicché nel giorno della festa del santo cominciò a essere celebrato – in Puglia almeno dal XIII secolo, come attesta la Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varagine – un rito agro-pastorale propiziatorio, mutuato da quelli pagani delle Robigalia e delle Ambarvalia che si svolgevano in primavera e abolito dal Concilio Vaticano II, durante il quale si invocava il santo per ottenere pioggia e aria salubre contro ogni carestia.
Così, anche a Torricella, nel corso dei secoli, carestie, siccità, pestilenze, nubifragi, invasioni di bruchi e cavallette, terremoti, sono state scongiurati o leniti dalla mediazione di San Marco. Non è un caso quindi, essendo la principale eredità di quei riti propiziatori, che uno dei momenti più intensi, originali e suggestivi dei festeggiamenti comunali in onore del santo patrono sia la cosiddetta prucissioni ti li quattro vienti. Un rito che si celebra annualmente la mattina del 25 aprile, dopo la messa solenne, e che vede il simulacro in cartapesta del santo, accompagnato da un reliquiario tenuto da un sacerdote, essere condotto in processione per le principali vie del paese (addobbate con nastri, fiori e palloncini colorati), quindi sostare per quattro volte in quattro crocevia-punti cardinali di Torricella dove, mentre la statua viene poggiata su dei tavolini ornati di fiori, il sacerdote recita particolari invocazioni e benedice il luogo e la campagna circostante. È scomparsa invece l’antica usanza che contemplava la presenza di diversi fedeli, di ogni età e genere, seguire scalzi e con grossi ceri la statua del santo, sostando in ginocchio quando questa si fermava nei quattro crocevia, dove venivano radunati anche bestiame e animali.
Alla processione mattutina, scortata da una folla di fedeli e animata dai rappresentanti dei quattro rioni del paese – impegnati negli stessi giorni in un torneo che, insieme ai concerti bandistici, alle caratteristiche luminarie e ai fuochi pirotecnici, costituisce uno dei momenti principali del programma civile dei festeggiamenti – fa seguito in serata, ancora una volta dopo la messa, un altro più solenne corteo processionale che vede come protagonista sempre la statua cartacea del santo patrono accompagnata dai canti dei fedeli e dalla musica delle bande.

Purtroppo, sul simulacro, conservato ab immemore sull’altare maggiore della chiesa Matrice di San Marco – prospiciente il poderoso castello Muscettola, simbolo di Torricella, e da poco (2023) restaurata (sulla chiesa vedi almeno M. Pichierri-P. Franzoso, Torricella da Borgata a Comune, Manduria 1999, pp. 142-147 con bibliografia) – non sono state finora rintracciate notizie storiche o archivistiche che ne attestino l’anno o l’epoca di commissione né tantomeno l’artefice.
È però indicativa una leggenda, tramandata nel paese, secondo la quale agli inizi dell’Ottocento alcuni devoti torricellesi che si erano recati a piedi a Lecce per ritirare il simulacro da una bottega di un cartapestaio che ne aveva curato il ‘restauro’, furono protagonisti di un prodigio. Stanchi per il lungo e impervio viaggio con il carico pesante, i portatori, a corto di cibo per la povertà dei tempi, a un certo punto, indeboliti e affamati, si fermarono e, dopo aver nascosto la statua, si addormentarono. Al risveglio videro sul muretto a secco che li proteggeva un grosso sacco contenente abbondanti viveri e così, dopo aver gridato al miracolo, potettero rifocillarci e proseguire fino alle porte di Torricella, dove il popolo, colpito dal racconto di quel prodigio, approntò grandi festeggiamenti in onore del Patrono (la leggenda è riportata da FUMAROLA-MUSARDO TALÒ 1999, pp. 412-413, i quali però citano significativamente l’«antica statua […] di cui è innegabile la raffinata fattura» come «lignea»).
Evidentemente la leggenda, piuttosto comune tra le statue dei santi patroni (es. San Rocco di Leverano, vedi SCHEDA), ebbe origine, più che in occasione del restauro dell’opera, al tempo della sua realizzazione e del conseguente trasporto a Torricella. Il simulacro è stato infatti innegabilmente eseguito da una collaudata e buona bottega leccese attiva tra la seconda metà del XIX secolo e i primi decenni del successivo, nella fase cioè in cui la produzione della cartapesta primeggiava nel centro salentino come settore trainante e distintivo ma non era ancora involuta in una dimensione stereotipata e ‘meccanica’.
Il santo stante veste una tunica celeste con risvolti violacei alle maniche, stretta in vita da un cordone bianco, sopra la quale poggia e ‘distende’ le sue pieghe un mantello rosso. Gli artistici e belli effetti che l’utilizzo dei fogli di carta permette in fase di vestitura, uno dei momenti più creativi e caratterizzanti della lavorazione della cartapesta, giacché consente di creare numerose, movimentante e diversificate pieghe, sono qui accentuati dalla singolare idea di fermare il lembo sinistro del mantello facendolo passare dalla cintura. Marco è poi reso facilmente identificabile dai suoi principali attributi iconografici: il vangelo, aperto nella pagina in cui sono iscritte le parole «Poenitemini, et / Credite Evangelio Marc. I-15» – «Convertitevi e credete al Vangelo» – poggiato sulla mano sinistra del santo che con la destra regge la penna, e un mansueto leone rannicchiato ai suoi piedi a sinistra. Di ottimo livello anche la decorazione e in genere la colorazione della statua, ravvisabili in particolar modo nella eleganza e ricercatezza delle lettere dipinte sul Vangelo e nel motivo geometrico che corre lungo l’orlo del mantello, una sequenza di ottagoni rossi su fondo blu racchiusi tra due linee dorate e collegati tra loro da listelli sempre dorati; mentre una fascia simile, ma con elementi sferici, orna il bordo inferiore della tunica e una sottile striscia dorata chiude il risvolto della manica.
Nel 2023 la statua è stata restaurata da Marco Epicochi (vedi CARTAPESTAI-RESTAURATORI/SCHEDA) il quale ha restituito al santo le sue fattezze originali e realistiche (si vedano le guance rosate e le palpebre livide), modificate da una recente ridipintura che, con colori eccessivamente tenui, le aveva rese davvero «dolcissime» (FUMAROLA-MUSARDO TALÒ 1999, p. 412), imbiancando per giunta capelli, barba e sopracciglia della figura originariamente castane – come documentano vecchie foto dell’opera; cfr. Ivi, p. 415 figg.; SGOBIO 2000, p. 146 –; restauro che ha inoltre eliminato il motivo decorativo del colletto della tunica che riprendeva quello dell’orlo inferiore.

Bibliografia
  • Santi. Il regno dei cieli raccontato dalla terra, a cura di A. Maglio, supplemento a «Il Quotidiano», 1991, vol. 6, p. 373.
  • V. Fumarola-V. Musardo Talò, I santi patroni di Taranto e provincia: giubileo A. D. 2000, presentazione di C.D. Fonseca, Lecce 1999, pp. 409-413.
  • P. Sgobio, I santi patroni della provincia ionica, Manduria 2000, pp. 145-148.
Galleria
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto antecedente gli ultimi due interventi di restauro)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto antecedente gli ultimi due interventi di restauro)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista, part. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto di Paola Prò successiva al restauro del 2023)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista, part. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto di Paola Prò successiva al restauro del 2023)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto di Paola Prò antecedente il restauro del 2023)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto di Paola Prò antecedente il restauro del 2023)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto eseguita da Michelangelo De Vincentis durante la processione mattutina del 25 aprile 2022)
Ignoto cartapestaio leccese dei sec. XIX-XX, San Marco Evangelista. Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco (foto eseguita da Michelangelo De Vincentis durante la processione mattutina del 25 aprile 2022)
Torricella (TA), processione mattutina del 25 aprile 2022 col simulacro del santo patrono (foto Michelangelo De Vincentis)
Torricella (TA), processione mattutina del 25 aprile 2022 col simulacro del santo patrono (foto Michelangelo De Vincentis)
Torricella (TA), processione mattutina del 25 aprile 2022 col simulacro del santo patrono che si appresta ad essere poggiato su un tavolo per uno dei momenti del rito ti li quattro vienti. (foto Michelangelo De Vincentis)
Torricella (TA), processione mattutina del 25 aprile 2022 col simulacro del santo patrono che si appresta ad essere poggiato su un tavolo per uno dei momenti del rito ti li quattro vienti. (foto Michelangelo De Vincentis)
Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco, esposizione del simulacro di San Marco (foto Paola Prò, aprile 2022)
Torricella (TA), chiesa Matrice di San Marco, esposizione del simulacro di San Marco (foto Paola Prò, aprile 2022)
Torricella (TA), foto storica della processione mattutina del 25 aprile, anni Cinquanta-Sessanta del XX secolo
Torricella (TA), foto storica della processione mattutina del 25 aprile, anni Cinquanta-Sessanta del XX secolo