Il Calvario (Cristo crocifisso e i dolenti)

Il Calvario (Cristo crocifisso e i dolenti)

Autore: Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. e ignoti ceroplasti, Antonio Maccagnani
Titolo: Il Calvario (Cristo crocifisso e i dolenti)
Comune: BITONTO (BA)
Luogo: Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri, Arciconfraternita del Santissimo Rosario
Diocesi: Bari-Bitonto
Datazione: XIX sec.
Restauri: 1950; 1987 Romeo Bovelacci; 1991 Dino Fioriello; 2001
Caratteristiche: cartapesta; cera policroma, legno, filo di ferro, bambagia
Iscrizioni:

Notizie storico-artistiche

Tre sono le processioni che caratterizzano la Settimana Santa bitontina, connotate da aspetti comuni ad altre manifestazioni paraliturgiche del barese (es. Noicattaro). La processione dell’Addolorata che parte dalla cattedrale e si svolge la mattina del venerdì antecedente la Domenica delle Palme (Venerdì di Passione). La processione di Gala che si svolge invece la sera del Venerdì Santo, partendo dalla chiesa del Purgatorio, e che vede sfilare i simulacri del Cristo morto (la ‘nach’) e dell’Addolorata preceduta dai confratelli dell’Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio; durante questo corteo sfilano però anche due oggetti di grande valore artistico e devozionale: il ‘Legno Santo’, un trofeo floreale allestito ogni due anni da artisti locali che contiene al suo interno una croce-reliquiario argentea del XIX secolo con due piccoli frammenti della Vera Croce, e una copia autentica della Sacra Sindone realizzata nel 1646 tramite sovrimpressione su quella originaria. Spicca però nella processione di Gala la culla (nacha) in legno dorato su cui è adagiato il Cristo morto, intagliata nel 1882 dall’artista partenopeo Raffaele Vitolo.
Infine, la processione dei Misteri che esce dalla quattrocentesca chiesa di San Domenico nelle prime ore del mattino del Venerdì Santo per concludersi dopo circa sei ore (ore 12 del mattino). È organizzata e finanziata – fino alla metà del XIX secolo attraverso una forma di autotassazione – dall’Arciconfraternita di Maria SS. del Rosario, fondata intorno al 1560 per volontà dei domenicani nella loro chiesa come associazione del Rosario, tramutatasi in confraternita nel 1629 e riconosciuta come tale nel 1646.
Tra quelle che si svolgono a Bitonto nel corso dell’intero anno, la processione dei Misteri è una delle più antiche. Le sue prime attestazioni risalgono all’inizio del Settecento, ma abbiamo notizia che nel 1679 nel centro storico di Bitonto, da Porta Baresana fino alla Cattedrale, si svolse una ‘atletica penitenziale’ (ricordata l’anno dopo da Bartolomeo Maiullari nell’opuscolo L’arcano della Perpetuità) comprendente già tutti gli aspetti di teatralità e drammatizzazione che dopo qualche decennio avrebbero caratterizzato la processione dei Misteri. Vi sfilarono infatti undici «squadroni» di confratelli di varie congregazioni, uomini «mortificati e scalzi» che attorniavano la Croce dei Misteri, un sacerdote «penitentiato» e scalzo preceduto da un trombettiere, autorità religiose e civili – tra cui il Sindaco che reggeva il Crocefisso ed era attorniato da angioletti con i vari Misteri della Passione e sacerdoti che tenevano in mano «composizioni lascivi» e libri proibiti da incendiare – un coro di musici penitenti che scortavano «una Bara dove stava distesa la statua del Nostro Signore morto, pianto da calde lacrime di molti populani» (RELIGIOSITÀ E SPIRITUALITÀ BITONTINA 1990, p. 9). Non vanno inoltre trascurate le antiche notizie legate alla processione (Gala) della confraternita di Santa Maria del Suffragio – probabilmente discesa dalla scenografica rappresentazione Va allo calvario la Dolente Madre attestata nel 1352 e forse organizzata dalla Fratria di Bianchi – che rimontano anch’esse alla fine del Seicento.
Certo è che nel 1706 la Confraternita del Rosario avanzò una richiesta per ottenere «il decreto della processione del Giovedì Santo in Roma con l’exequatur Regio». Mentre un alberano (contratto) di alcuni anni dopo dell’archivio confraternale attesta che il 21 gennaio 1714 furono commissionate allo scultore andriese Gaetano Frisardi, per la somma di 125 ducati, «cinque statue del Sig.re delli misteri dolorosi del rosario tutte intiere di palmi sei»: Gesù nell’orto, La Flagellazione, Gesù alla canna, Gesù con la croce, la Crocifissione. Quest’ultima già consegnata al momento della sottoscrizione dell’atto dall’artista, il quale si impegnava a terminare gli altri quattro simulacri «il giorno delle Palme per servizio della Processione del Giovedì Santo della sera», trasferendosi allo scopo a Bitonto a spesse della confraternita.
È probabile quindi che, pur essendoci state alcune premesse e una chiara intenzione precedente, solo nel 1714 si ebbe la prima processione dei Misteri di Bitonto; processione che ancora oggi si avvale delle statue di «legname» intagliate dal Frisardi (a eccezione proprio della Crocefissione come vedremo) e che fino al 1768 si svolgeva nella tarda serata del Giovedì Santo, come attestato nel contratto di commissione. Interessanti le note di spese confraternali che documentano periodiche ‘manutenzioni’ delle statue lignee, nel 1757 lavate col sapone e nel 1759 e nel 1768 «ritoccate» con vernici; mentre i recenti restauri del 2000 hanno evidenziato come le statue ‘vestite’ del Cristo all’orto e del Cristo portacroce furono completamente incartapestate forse nel XIX secolo, laddove nelle altre due la cartapesta venne utilizzata nel volto per infoltire la barba. Stessa operazione toccò, diversi secoli dopo, nel 1949, alla non documentata statua del Cristo morto, quando al maestro cartapestaio Salvatore Bruno (1893-1987) venne richiesto di ricostruire in cartapesta i piedi e le mani del simulacro ligneo, profondamente rimaneggiato nel corso del tempo e, stando agli esiti del restauro del 1995 condotto da Dino Fioriello, in origine forse un Crocifisso poi ‘adattato’ a Cristo deposto (MINENNA 2004, pp. 15-16, 28, 29 fig.).
È possibile ipotizzare che dal 1714 al 1720 la processione dei Misteri fosse composta dalle sole cinque statue lignee realizzate dal Frisardi, giacché le carte contabili confraternali nel 1716 e nel 1720 fanno riferimento a soli cinque cori di musici o a cinque suonatori di viola; mentre nel 1721 vengono registrate le spese occorse per li «musici di duoi Cori, cioè la Madonna e Cristo», segno che al corteo si erano aggiunte le statue del Cristo Morto e dell’Addolorata. La prima, quella ancora in uso e di cui si è già detto, probabilmente richiesta allo stesso Frisardi, come il volto imperturbabile e dai netti contorni del Cristo e l’impostazione classica e composta del malconcio corpo farebbero sospettare. Essa viene condotta in processione all’interno di una scenografica culla in legno dorato eseguita nel 1896, su disegno di Francesco Spinelli, dal maestro Domenico Minardi, confratello falegname, e dorata dal barese Michele Guerra, come si legge in un’iscrizione posta sulla fronte di essa; culla che sostituì quella più antica, sempre lignea, di cui è documentato un lavoro di doratura del 1743. L’Addolorata, un manichino sempre settecentesco ma non dalle eccezionali qualità artistiche, riveste invece a livello ‘sentimentale’ un ruolo importante nella processione, accentuato dalle 111 candele che coronano alla base il simulacro.
Nel 1768, a seguito del Real Decreto di Ferdinando IV di Borbone che per ragioni di ordine pubblico vietava lo svolgimento di tali tipi di corteo la sera o la notte, la processione dei Misteri fu spostata alla mattina del Venerdì Santo; e ciò, anche a seguito della conferma del decreto nel 1835 a opera di Ferdinando II di Borbone, durò fino al 1957, quando lo svolgimento della processione passò al pomeriggio del Sabato Santo.
In quel periodo un fatto singolare e increscioso determinò un drastico ridimensionamento della processione; nel 1962, poiché durante il rito i ragazzi portatori abbandonarono la statua del Cristo con la canna in una stradina adiacente alla cattedrale – effetto di una fase in cui i primi quattro Misteri, ritenuti meno importanti, erano affidati a giovani poco motivati e inesperti, peraltro vestiti con abiti laici diseguali – il padre spirituale della Confraternita Domenico Ciocia ordinò il ritiro delle statue più antiche, dimodoché la processione quell’anno proseguì con solo tre simulacri: il Calvario, Cristo Morto e l’Addolorata. Da allora e per molti anni il rito fu replicato in questa versione ‘ridotta’, fino a quando, nel 1991, non si decise di ripristinarne finalmente l’aspetto originario. Già nel quinquennio precedente (1986-1990) si era però cercato di rievocare il fascino dell’antica processione posizionando le quattro statue del Frisardi agli angoli di piazza Cattedrale al passaggio del corteo degli altri tre simulacri.
Nel 2007 la processione fu nuovamente spostata alla notte tra il Giovedì e il Venerdì Santo e dallo stesso anno al corteo, subito dopo il Calvario, venne aggiunto il patetico e raffinato gruppo della Pietà, commissionato nel 1832 allo scultore terlizzese Giuseppe Volpe (1796-1876), prestato dalla Confraternita della Misericordia.
Solo dal 2010 il rito si svolge, come anticipato, nelle prime ore del Venerdì Santo e fino a mezzogiorno.
Attualmente la processione vede quindi sfilare otto simulacri della Passione – Gesù nell’orto, Gesù alla colonna, Gesù alla canna, Gesù con la croce, il Calvario, la Pietà (detta la ‘Misericordia’), Cristo Morto e l’Addolorata – portati in spalla da portatori vestiti col tipico ‘stiferio’ (lungo frac di tradizione inglese), che fino al 1946 si accaparravano le statue con il diffuso rito delle aste, a cui seguono le bande che intonano marce funebri tradizionali di maestri musicisti bitontini.
Di grande valore simbolico erano, in passato, le tappe che portavano la sfilata processionale a fare brevi soste in molte chiese del centro storico come la vecchia Chiesa dei SS. Medici, la Annunziata e San Michele Arcangelo; mentre resiste il rituale della Via Crucis che viene recitata, grossomodo a metà processione, su Corso Vittorio Emanuele e durante il quale, interrotto il corteo, le statue dei Misteri, allineate lungo l’arteria principale della città, sono oggetto della contemplazione devota dei fedeli.
Il manufatto qui esaminato è il più recente degli otto Misteri bitontini, essendo stato commissionato dalla arciconfraternita del Rosario nel XIX sec.
È assai probabile che il Crocefisso consegnato da Frisardi nel 1714 sia quello severo e composto, riconducile stilisticamente al maestro andriese, oggi custodito nella zona presbiteriale della chiesa di San Domenico, come di recente ipotizzato da Francesco DE NICOLO (2022, pp. 50, 58 fig. 3), benché Carmela Minenna abbia riportato la notizia di una data, 1816, incisa sull’omero sinistro della statua (oggi non verificabile). Dopo oltre un secolo questo Crocefisso ligneo fu sostituito, per le esigenze processionali, da quello in cartapesta dalla postura più scomposta e dall’espressione più patetica, collocato dopo il 1976 nella nicchia centrale della cappella dei Misteri (vedi scheda SITI-BITONTO). Come giustamente asserito da Francesco DE NICOLO (2022, p. 50 nota 24), esso è attribuibile al maestro cartapestaio leccese Antonio Maccagnani (1809-92); i tipici tratti del volto allungato di Cristo, con la bocca semidischiusa e le palpebre e le occhiaie livide, la contenuta accentuazione dell’espressione dolorosa, la resa realistiche delle ferite intensamente colorate, sembrano infatti non lasciare adito a dubbi.
Al Crocifisso furono aggiunti i due manichini dell’Addolorata (in fil di ferro e bambagia, ricoperto con stoffa di cotone) e del San Giovanni (in legno) con i volti in cera policroma. Le prime notizie archivistiche sul loro conto risalgono a poco dopo la metà dell’Ottocento; nel 1857, in un Notamento oggetti, si fa infatti menzione dei loro abiti di seta, mentre negli inventari troviamo sia la notizia che nel 1864 venne «accomodata» la testa di San Giovanni, sia l’elenco degli abiti che nel 1873 componevano il corredo della medesima statua (le attuali vesti dei due simulacri sono state realizzate nel 1991). La commissione del Crocefisso di cartapesta potrebbe quindi risalire ad anni prossimi alla prima data (1857), anche se non è escluso che per i primi anni il gruppo del Calvario fosse composto dalle due cere e dal Crocefisso ligneo del Frisardi.
Diverse sono le notizie archivistiche di interventi manutentivi subiti dal gruppo scultoreo. Nel 1950 furono realizzate ex-novo le falangi del dito indice della mano destra e del dito medio della mano sinistra del Crocefisso, ma altri ‘ritocchi’ interessarono varie parti del corpo del Cristo e, dato assai interessante, il «foro per il getto della naftalina» (rudimentale rimedio antitarlo). Nel 1987 il gruppo venne ridipinto da Romeo Bovelacci, mentre nel 1991, priore della confraternita Michele Rienzo, il Crocefisso fu sottoposto a un restauro più filologico (rimozioni di vernici di ripristino, consolidamento preparazione-colore, stuccatura lacune, ritocco a rigatino, verniciatura finale nebulizzata) a opera di Dino Fioriello, che però incollò le braccia del Cristo, originariamente snodabili. Dieci anni dopo vennero restaurate le sole statue dei dolenti.
Nel 1990 il Crocefisso è stato dotato di un perizoma di tessuto ricamato in oro zecchino con motivi a rose e foglioline intrecciate, impreziosito da zaffiri e Swarovski.

Bibliografia
  • Religiosità e spiritualità bitontina. La solenne processione del Venerdì Santo, a cura dello Zonta club Bitonto area, Barletta 1990.
  • C. Minenna, Scenari di dolore. La processione dei misteri a Bitonto, Bitonto 2004.
  • Bitonto, in Settimana Santa in Puglia, a cura dell’Associazione Culturale OPERA, Molfetta 2010, pp. 38-43.
  • C. Minenna, Rosarii Sodales. Vol. II. Scenari di dolore nella processione dei misteri a Bitonto, Bitonto 2014.
  • C. Cannito, La processione secondo Michele, con un saggio di C. Minenna, traduzione di E. Noviello, Bari 2019.
  • F. De Nicolo, Alcune considerazioni sulla scultura pugliese in legno: il Cristo morto di Cerignola e lo scultore Gaetano Frisardi di Andria, in 42° Convegno Nazionale sulla Preistoria-Protostoria-Storia della Daunia, atti del convegno (San Severo; 2021), a cura di A. Gravina, San Severo 2022, pp. 45-58.
Galleria
Gaetano Frisardi, Cristo con la canna, 1714. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri (foto dott. Francesco Stanzione 2010)
Gaetano Frisardi, Cristo con la canna, 1714. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri (foto dott. Francesco Stanzione 2010)
Gaetano Frisardi?, Cristo morto, 1721 / Domenico Minardi, culla in legno dorato, 1896. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri
Gaetano Frisardi?, Cristo morto, 1721 / Domenico Minardi, culla in legno dorato, 1896. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri
Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. (Antonio Maccagnani? 1809-92) e ignoti ceroplasti, Il Calvario (Cristo crocifisso e i dolenti), XIX sec. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri
Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. (Antonio Maccagnani? 1809-92) e ignoti ceroplasti, Il Calvario (Cristo crocifisso e i dolenti), XIX sec. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri
Il Calvario durante la processione dei Misteri del Venerdì Santo
Il Calvario durante la processione dei Misteri del Venerdì Santo
Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. (Antonio Maccagnani? 1809-92), Crocefisso, metà del XIX sec. ca.. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri (foto dott. Francesco Stanzione 2010)
Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. (Antonio Maccagnani? 1809-92), Crocefisso, metà del XIX sec. ca.. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri (foto dott. Francesco Stanzione 2010)
Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. (Antonio Maccagnani? 1809-92), Crocefisso, metà del XIX sec. ca., particolare. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri (foto dott. Francesco Stanzione 2010)
Ignoto cartapestaio leccese del XIX sec. (Antonio Maccagnani? 1809-92), Crocefisso, metà del XIX sec. ca., particolare. Bitonto (BA), chiesa di San Domenico, cappella dei Misteri (foto dott. Francesco Stanzione 2010)