Comune: | LEVERANO (LE) |
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Sito: | CHIESA DI SANTA MARIA LA GRECA |
Luogo: | Leverano (LE), chiesa di Santa Maria ‘la Greca’ |
Diocesi: | Brindisi-Ostuni |
Collocazione: | intero edificio |
Notizie storico-artistiche
Non si hanno notizie certe sul periodo di edificazione della chiesa di Santa Maria detta ‘la Greca’ di Leverano. Solo nel verbale della visita pastorale dell’arcivescovo di Brindisi monsignor Giovanni Carlo Bovio, condotta tra il 30 luglio e il 2 agosto del 1565, è per la prima volta attestata la presenza della «Chiesa di Santa Maria della Greca dentro la Terra», ossia entro le mura della città, a quel tempo dotata di sei altari privi di «cose sacre». Nel documento vengono inoltre citati alcuni benefici di cui godeva l’edificio, quindi le rispettive cappelle – della SS.ma Trinità, di Santa Maria della Natività, di San Marco, di San Tommaso – ed elencati i suoi pochi beni mobili: un calice d’argento, due campane sul campanile della chiesa, una campanella (cfr. DELL’ANNA-COSTANTINI 2021, pp. 745-746, 751, 752, 758, 760, 762, con rinvio puntuale alla fonte documentaria).
Nel 1622, ai tempi di un’altra visita pastorale condotta dall’arcivescovo Giovanni Falces (1605-36), la chiesa, di cui si elencavano solo tre altari (della SS.ma Trinità, di San Marco e di San Tommaso), fu trovata «scoperta» – secondo un’ipotesi interpretativa perché colpita da un nubifragio – al che l’altro prelato ordinò che «si riedifichi di nuovo dalla Congregazione sotto il titolo del SS.mo Rosario della quale è beneficiato Don Pietro Severino arciprete di detta Terra».
Una confraternita del Rosario esisteva a Leverano almeno dal 1603, quando venne citata nella Bolla di erezione della Collegiata in cui il sodalizio deteneva, insieme al Capitolo, il patronato di una cappella, citata poi nella visita del Falces. La «congregazione» a cui nel 1622 fu affidato il compito di ricostruire la chiesa di Santa Maria la Greca doveva essere pertanto un ente distinto dal primo, che difatti continuò a preservare il patronato della cappella in Collegiata, laddove la chiesa mariana divenne la sede ufficiale dell’altra confraternita. In una successiva visita dello stesso arcivescovo Falces del 1627, quest’ultima era infatti menzionata come «chiesa della Confraternita del SS.mo Rosario […] da poco costruita e fabbricata», mentre gli altari elencati stavolta erano quattro giacché, ai tre della visita precedente, il Falces aggiungeva ora quello di Santa Maria della Greca.
Il nostro edificio, e la congregazione che ne era titolare, furono nuovamente e costantemente citati nelle visite pastorali successive, del 1638, 1650, 1660, 1663, 1674, 1714. Particolarmente circostanziata quella del vescovo Antonino Sersale (1743-50) del 1745, poiché in quel momento la chiesa fungeva da Collegiata essendo stata quest’ultima gravemente danneggiata dal grave terremoto di due anni prima. In essa era specificato che l’altare maggiore era dedicato al Santissimo Rosario, che quello di Santa Maria la Greca era posto invece «nel corno destro dell’altare maggiore [e] spetta alla prebenda arcipetrale» e che, infine, lo stesso titolo mariano era stato assegnato all’altare che si trovava in sacrestia.
Nei decenni e secoli successivi il forte aumento degli associati alla confraternita del Rosario di Santa Maria la Greca, presto denominata ‘degli uomini’ per distinguerla da quella con sede nella Collegiata, detta ‘delle donne’ perché vi potevano aderire anche quest’ultime, determinò l’estinzione del sodalizio più antico, di cui sopravvisse solo, e fino al 1971, il ramo femminile. Mentre l’altra confraternita continuò e continua ad avere sede nella nostra chiesa (per tutte queste notizie e ulteriori dati vedi DELL’ANNA-COSTANTINI 2021, pp. 815-838, 821 fig.,).
Sull’epiteto «della Greca» o «la Greca» con cui essa è citata sin dalle prime fonti che la ricordano non esistono certezze. È molto probabile però che l’origine dell’edificio sia connessa alla comunità ellenica esistente almeno dal Medioevo a Leverano, dove nel 1324 è documentata una strada, detta appunto ‘dei greci’, ancora esistente.
La chiesa, di piccole proporzioni, ha una facciata piuttosto semplice e liscia, scandita solo dalle aperture del portale e della finestra sovrastante, allineati lungo l’asse centrale, con semplici fregi geometrici e fitomorfi. L’interno, a navata unica, è dominato da un pregevole altare lapideo nel più tipico stile barocco leccese, realizzato negli anni Sessanta del XVII secolo dal copertinese Ambrogio Martinelli (1616-84) e orientato a est, secondo alcuni seguendo l’uso bizantino. Lo stemma coronato affiancato da due angeli che lo sormonta, (forse erroneamente) identificato con quello degli Angiò, è stato collegato alla dominazione di questi ultimi su Leverano nel XIII secolo. Campeggia al centro dell’altare, racchiusa tra due colonne tortili, una modesta pala tardo-seicentesca con la classica iconografia della Vergine del Rosario e i santi Domenico e Rosa da Lima (canonizzata nel 1671).
Le volte dell’edificio presentano una decorazione più tarda, forse tardo-settecentesca se non già ottocentesca, con pitture a tempera in giallo, blu e bianco, in cui si ripetono motivi geometrici e floreali in stile rocaille – non sembra pertinente il confronto, proposto da alcuni, tra la decorazione floreale che ricorre negli spicchi delle volte e lo stemma che sovrasta l’altare – tra cui spicca al centro, in un tondo su fondo blu, l’occhio di Dio Padre protettore dell’umanità o ‘della Provvidenza’ inserito in un triangolo raggiato.
A destra rispetto all’altare si apre un breve matroneo con inferriata destinato alla famiglia Della Ratta, nel cui palazzo la chiesetta di Santa Maria la Greca è parzialmente inglobata e che, ai tempi della visita dell’arcivescovo Bovio (1565), condivideva col feudatario di Leverano (Stefano Squarciafico; 1562-67), il diritto di patronato sul beneficio di Santa Maria della Natività di cui la chiesa era dotata; famiglia che poi ha posseduto l’edificio fino ai primi decenni del XVIII secolo (cfr. DELL’ANNA-COSTANTINI 2021, pp. 745-746).
Il principale arredo mobile custodito nella chiesa è costituito da sette statue in cartapesta, tanto interessanti quanto misconosciute, che raffigurano i Misteri della Passione di Cristo: Gesù nell’orto degli ulivi, Cristo alla colonna, l’Ecce Homo, Cristo portacroce, Cristo crocefisso, Cristo morto e il manichino dell’Addolorata. Statue che, verosimilmente commissionati dalla confraternita del SS.mo Rosario ‘degli uomini’, ancora oggi sono protagoniste di un rito processionale che si svolge la sera del Venerdì Santo e che, partendo dalla chiesa di San Benedetto, dopo aver percorso le principali vie di Leverano, si conclude in Piazza Roma, dove i fedeli assistono alla predica del sacerdote mentre le statue vengono disposte intorno alla piazza.
Dei simulacri non sono state rintracciate notizie archivistiche che ne possano accertare, se non l’autore, quanto meno l’epoca di esecuzione. Per ragioni stilistiche è però possibile riferire le prime quattro statue sopraelencate al XIX secolo inoltrato, quando la produzione in cartapesta della vicina Lecce, città da cui di certo le opere provengono, era ‘dominata’ dallo stile, dalla fama, dai modelli, dalle forme in gesso e dai numerosi allievi della bottega di Antonio Maccagnani (1809-92). Esse infatti richiamano proprio il riconoscibile stile di quest’ultimo – con i suoi espressivi visi allungati dalle barbe e capigliature ben definite, le pose eleganti, le accentuate tracce fisiche delle torture, i panneggi ripiegati in maniera maestrevole – seppure qui declinato in maniera meno impeccabile e con qualche cedimento nella resa anatomica (un punto di contatto tra questi Misteri e quelli di Castellaneta del 1851, a lora volta qui accostati a quelli di Noicattaro; vedi rispettive SCHEDE).
Più tarde, apparentemente, e di mani diverse, ma sempre di buon livello plastico, cromatico ed espressivo, le altre tre statue, le quali contribuiscono insieme alle prime a rendere la chiesa leveranese un vero teatro del dolore, un ‘Sacro Monte’ del Salento.
Bibliografia
- A.C. Marciano, Scheda introduttiva, in Leverano e il Convento “S. Maria delle Grazie”, Leverano 1984, p. 15.
- S. Politano, Leverano, in Atlante del Barocco in Italia. Lecce e il Salento.1. I centri urbani, le architetture e il cantiere barocco, a cura di M. e V. Cazzato, Roma 2015, pp. 250, 252, con bibliografia.
- C. Dell’Anna-A. Costantini, Leverano: ricerche documentarie (secc. XIII-XIX). Tomo II. Note d’archivio, tracce di storia e spicchi di memoria dal Medioevo all’età moderna, prefazione di M. Spedicato, Castiglione 2021.